Chi siamo
Il Ristorante del Ponte ha un lunga storia..
Dal 1800…
Dalla vecchia statale che attraversa il paese di San Piero si vede un ponte di sasso sul torrente Rio.
Qui dal 1880 c’è il Ristorante del Ponte.
Dal cortile di pietra serena, salendo la ripida scalinata, si entra per la porticina degli anni trenta.
All’ingresso subito si è attratti dai profumi della cucina, dove troneggia il camino dell’800.
Dall’epoca è stato sempre acceso.
La famiglia Ammoniaci che tuttora è proprietaria e gestisce il ristorante ci ha vissuto e lavorato per generazioni.
dove nulla si è perso della lunga tradizione.
La cuoca, che è anche la padrona, cucina come per casa, acquistando i prodotti del paese, come si faceva un tempo.
La carne dal macellaio, il pane dal fornaio, in estate le verdure dell’orto, la farina per la polenta al mulino, i funghi freschi del Comero.
Da sempre si cucinano gli stessi piatti e un doppio filo lega il ristorante al paese.
Come si usava a San Piero, c’è la polenta il giorno di mercato e la pastaverde la domenica, insieme all’arrosto, girato allo spiedo, col piccione e l’agnello.
Qui si segue ancora il ritmo lento delle abitudini settimanali, secolari, immutabili.
Ammoniaci
Le origini toscane della famiglia, le dolci colline del Chianti, si ritrovano nei crostini di rigaglie e di cacciagione, nella lepre e negli uccelli in salmì.
In cucina sono ancora presenti gli antichi fornelli a carbone; e il girarrosto che funziona col meccanismo a pesi, ora elettrificato, ha “girato” spiedi e spiedi di tordi e rigatina.
Le zuppe sono di cipolle, di fagioli (la minestra di fagioli) e di ceci. I dolci venivano fatti nelle case di San Piero usando le uova, il latte, lo zucchero, a bagno maria: la crema coi savoiardi e l’alchermes, lo zabaione, il latte alla portoghese, il caffé in forchetta.
Si può entrare anche dalla porta a vento, sempre degli anni trenta, che è sopra il ponte.
Siamo sulla strada principale del borgo di San Piero che si apre verso la piazza.
Da quella porta passavan tutti, poveri e ricchi, i clienti dell’osteria e quelli dell’albergo, i viandanti che facevan rifocillare i cavalli nelle stalle sotto il voltone.
L’atmosfera ti porta a piacevoli incontri nelle tre salette, fresche d’estate, una aperta sul ponte, dove sono visibili tutti i segni del tempo.
Al piano superiore, salendo le scale di graniglia, ci sono le camere da letto col pavimento di mattoni rossi e le travi di legno, per riposarsi dopo cena.
E il salotto, detto di “Garibaldi”, dove si narra ci sia stato il presidente degli USA Woodrow Wilson, nella Grande Guerra, oltre a Fausto Coppi e altri miti, come il regista Monicelli.